"Nuvole", pubblicato ad agosto 2020 con Amazon, è uno dei possibili scenari evolutivi del racconto "Il soffio", inserito nell'omonima raccolta di storie al femminile di Loredana Marconi, pubblicata ad aprile del 2020 ed accolta favorevolmente da critica e pubblico.
"Il soffio", storia di un improvviso viaggio a Creta di due amiche storiche in un momento di crisi di una delle due, lasciava aperto il finale con una domanda posta utilizzando metaforicamente la rosa dei venti.
In "Nuvole" le vite delle due amiche e degli altri personaggi si intrecciano ed evolvono seguendo le nubi trasportate dai venti nei cieli del mondo, tingendosi di nero, di rosa e di giallo. E' soltanto una delle ipotesi di sviluppo: si accettano suggerimenti sulle ali della fantasia dei lettori.
Ambedue i racconti possono essere letti come storie autonome.
tutti i diritti sono riservati ISBN-9798680625651
UN ASSAGGIO DI "NUVOLE"
NY e nuvole
Posto accanto al finestrino. Come sempre, rigorosamente.
Adoro guardare le nuvole dall’alto, vedere la luce filtrare attraverso la bambagia, il mare mosso e spumeggiante della loro eterea consistenza.
Le vedo spesso dal cielo ultimamente. Mi avevano proposto di diventare direttore marketing, non un piccione viaggiatore.
“Sara, è la tua occasione”, mi ero detta…ora non ne sono più tanto convinta Tant’è, e almeno mi godo le nuvole una decina di volte al mese, tra viaggi di andata e di ritorno.
Il mondo fuori dall’oblò appare ovattato, il mondo dentro l’aereo artefatto. Le hostess tutti sorrisi, gli stuart impeccabili, il cibo finto ma gradevole, tutti i film che vuoi nella lingua che vuoi…forse è studiato apposta per distogliere i passeggeri dal pensiero di cosa potrebbe accadere se a qualche nuvola dispettosa venisse in mente di far ballare un po’ l'aereo.
Stasera arriveremo a New York e dovrei approfittare del viaggio per riguardare la presentazione della prossima campagna, che domani dovrò illustrare in riunione, ma non mi va.
«Cosa sta leggendo?»
Il mio vicino ha voglia di parlare. Ho in effetti un libro aperto davanti agli occhi, ma è più il tempo che ho passato a guardar fuori dal finestrino che quello impiegato nella lettura.
«Un saggio, l’ho appena iniziato.»
«Io non riesco proprio a leggere in aereo, come in macchina e in qualsiasi cosa in movimento. Comunque leggo molto…anche perché di mestiere faccio l’editore.»
«Interessante…»
«I primi tempi lo era, anche molto. Ora non mi entusiasmo più neanche davanti ad un capolavoro e penso direttamente al possibile ritorno di pubblico. Mi sono assuefatto. Comunque mi chiamo Marco, piacere»
«Piacere mio. Sara.»
«Vai a New York per lavoro?»
Siamo già passati al “tu” …
«Si. Mi fermo solo tre giorni, il tempo minimo necessario a smaltire lavoro e jet lag.»
«Se mi è concesso, di cosa ti occupi?»
«Marketing, per una catena internazionale di alberghi.»
«Bel lavoro!»
«Come il tuo…dopo un po’ non ti entusiasma più infiocchettare neanche il più bel resort nel paradiso terrestre. Ma non si può dire. Nessuno crederebbe alla strategia di vendita di un direttore marketing demotivato. In compenso amo viaggiare, il che è essenziale.»
«A me piace viaggiare, ma solo in macchina, preferibilmente guidata da altri. Odio l’aereo. Ogni tanto devo prenderlo per tornare in Italia. In auto è un po’ difficile!»
«Vivi da molto tempo a New York?»
«Quindici anni. Ormai mi sento più americano che italiano. Tra l’altro più passa il tempo meno ha senso tornare a Napoli. I mei non ci sono più e, a parte pochi amici di gioventù, nessuno mi aspetta. Tu in Italia hai qualcuno che ti aspetta?»
«Un figlio e qualche amico.»
Si accende il segnale che invita ad allacciare le cinture di sicurezza… iniziamo la discesa. Non ho neanche aperto la mia presentazione. Stasera in albergo – se ce la faccio- la riguarderò. So che è perfetta. Giulia, che l’ha sviluppata, è una persona precisa e molto professionale, ma a volte si lascia prendere dalla fantasia e almeno uno sguardo prima di illustrarla lo devo dare.
«Dove alloggi?»
«In un albergo vicino all’aeroporto.»
«Se ti va possiamo cenare insieme. Ti porto a cena nel Village. Abito da quelle parti e conosco un posto molto carino.»
«Domattina mi vengono a prendere per la riunione. «Devo prenderlo per un “no” irrevocabile?»
«Mi dispiace, ma devo rileggere la presentazione della strategia di lancio di un nuovo albergo prima della riunione.»
«Ci sarà uno spazio per un aperitivo domani?»
«Chissà.»
Mi porge un biglietto da visita. Non ho capito se è un latin lover o cerca semplicemente compagnia perché odia mangiare da solo come me.
Grattacieli, grattacieli, grattacieli...non amo le città americane, a parte New Orleans e San Francisco, così diverse tra loro e dalle altre. Dei grattacieli amo solo una cosa: la vista dalla terrazza panoramica. Nuvole di città e skyline.
In cinque anni- da quando ho fatto il salto dalla rivista di viaggi alla catena di alberghi, che ha sede a New York, sarà almeno la quindicesima volta che vengo qui e non sono mai riuscita a vedere il Metropolitan Museum. Stavolta però mi sono ritagliata un po’di tempo. Invento una scusa per evitare eventuali uscite di rappresentanza organizzate dall’azienda e ci vado.
Le ruote toccano terra e, come da discutibile rito, scatta l’applauso.
Dalla vetrata della sala riunioni c’è una vista mozzafiato sulla città. Mentre parla l’amministratore delegato il mio sguardo corre appresso alle nuvole bianche e perdo il senso del suo discorso.
Tocca a me parlare, ma ho la testa vuota. Sarà il jet lag. Sembro una liceale che legge sottobanco gli appunti mentre il professore la interroga. Per fortuna le slide sono bene costruite. Giulia stavolta si è superata.
«Ciao, Sara, tutto bene? Il volo? La riunione? Il Metropolitan?»
«Calma, una cosa per volta. Si, tutto bene. La riunione diciamo che è andata bene. Al Metropolitan ci vado domani. Stasera invece vado a vedere “Il fantasma dell’opera” a Broadway con alcuni colleghi. Tu come stai? Novità dal mulino?»
«Io bene. Monica invece ha un po’ di febbre. Mi toccherà cucinare e servire ai tavoli…Alessandro si è organizzato con il suo lavoro- che poi è anche il mio, di mattina almeno- e mi sta aiutando. Come vorrei stare lì con te! L’idea che visiterai da sola il Metropolitan mi disturba. Tutti i musei che ho visto nella mia vita li ho visti con te come guida… e il Metropolitan mi manca.»
«Appena il lavoro lo consentirà verrò a trovarti a Creta.» «Dammi una data, perché è troppo tempo che prometti e non mantieni. L’ultima volta che sei venuta è stato al mio matrimonio!»
«Per il tuo compleanno. Va bene?»
«Mancano otto mesi…accontentiamoci!»
«Nel frattempo potremmo incontrarci altrove…ho appena saputo che occorre la mia presenza all’apertura di una nuova struttura a Budapest, tra tre mesi. Ti andrebbe di raggiungermi lì? Starò solo tre o quattro giorni, ma sarebbe una bella occasione per incontrarci e fare le turiste insieme...è tanto tempo che non lo facciamo!»
«Non so Sara, non credo ci sia un volo diretto Creta-Budapest e poi non so come saremo messi con il lavoro. Tra ristorante e progetti - per fortuna - non manca.»
«Ma dai, Alessandro e Monica ti possono sostituire su ambedue i fronti per qualche giorno! Io sarò impegnata due mattinate. Il resto del tempo potremmo girare la città, che in quel periodo dicono sia bellissima.»
«Non sono mai stata a Budapest.»
«Neanche io, lo sai. So però che la brezza primaverile è profumata di fiori, e la città ne è piena. Questo dovrebbe piacerti molto, conoscendoti. Mi avevi promesso che avresti fatto un mix tra “opzione Grecale” e “opzione Scirocco”. Dell’opzione Scirocco mi sembra che finora tu ti sia presa solo Alessandro. E lasciamo stare, solo perché siamo amiche. I nostri viaggetti trimestrali alla ricerca di vento che avevi prefigurato si sono sospesi da almeno tre anni. Non dico che sia solo colpa tua, perché con il lavoro che faccio non viaggio più per diletto da una vita. Appunto per questo ti dico di venire con me in viaggio di lavoro. Tra l’altro l’albergo, dal progetto e dalle foto dei lavori in corso, sembra bellissimo e possiamo alloggiare lì senza spendere nulla. Ha una piscina sulla terrazza panoramica, con una copertura totalmente a vetri. Potremmo fare il morto a galla, vedere il panorama e giocare al gioco delle nuvole a forma di animali.»
«Se hai perfezionato il tuo stile, potremmo anche fare una gara di dorso! Sei stata molto convincente. Fammici pensare. Cercherò di organizzarmi, ma non ti prometto niente. Ora ti saluto, Monica si sta svegliando e devo portarle la medicina. Buono spettacolo e buon Metropolitan.»